Il piano della CIA per avvelenare Assange non era necessario. Gli Stati Uniti hanno trovato un modo legale per farlo sparire.

Italiani per Assange
16 min readOct 10, 2021

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Di Jonathan Cook

(originale inglese: https://braveneweurope.com/jonathan-cook-cia-plan-to-poison-assange-wasnt-needed-the-us-found-a-lawful-way-to-disappear-him )

Traduzione a cura di Serena Ferrario e Arianna Marchionne

Un’inchiesta di Yahoo News rivela che, nel corso di una buona parte del 2017, la CIA avrebbe soppesato se servirsi di mezzi interamente stragiudiziali per affrontare la supposta minaccia rappresentata da Julian Assange e dalla sua piattaforma per whistleblower, WikiLeaks. L’agenzia pianificava di rapirlo o di assassinarlo.

Per sconvolgenti che siano le rivelazioni, nella misura in cui mostrano l’approccio totalmente estraneo a qualunque legge della principale agenzia di intelligence degli Stati Uniti- l’indagine di Yahoo tende tuttavia a distogliere piuttosto che a puntare i riflettori sul quadro generale.

Assange non è stato privato della sua libertà per più di dieci anni a causa di un piano criminale mai portato a termine della CIA; piuttosto è stato tenuto in varie forme di prigionia- fatto sparire- grazie alla collaborazione di diversi governi nazionali e dei loro servizi segreti affiancati da sistemi legali e dagli organi di informazione che hanno sistematicamente violato i suoi diritti e il principio di un processo equo.

La realtà degli anni di persecuzione di Assange è molto più fosca persino dello scenario di una CIA mafiosa, vendicativa e ossessionata dal potere che emerge dalla cronaca di Yahoo.

Più di 30 ex funzionari di alto grado, che hanno lavorato o per i servizi segreti all’estero o per l’amministrazione Trump, hanno aiutato Yahoo a mettere insieme le varie componenti del piano della CIA. Esse mostrano che l’agenzia avrebbe valutato 2 alternative principali per occuparsi di Assange, oltre a mosse a quel tempo segrete che gettarono le fondamenta per portare a processo il fondatore di WikiLeaks davanti ai tribunali americani.

Un piano consisteva nel rapire Assange dall’ambasciata dell’Ecuador dove aveva cercato asilo politico dal 2012. L’obiettivo era di deportarlo clandestinamente sul suolo americano- violando la sovranità dell’Ecuador e del Regno Unito-, un’operazione che avrebbe avuto tutte le caratteristiche di una “extraordinary rendition”. Questa era la procedura illegale che gli Stati Uniti avevano adottato dopo l’11 settembre per catturare sospetti nell’ambito della “guerra al terrore”, di modo che solitamente potessero essere condotti nei “black sites” dove potevano essere torturati e imprigionati al riparo da qualunque controllo e inchiesta giudiziaria.

L’altra proposta valutata dalla CIA era di ammazzare Assange- o per essere più precisi di commettere un omicidio stragiudiziale per farlo tacere una volta per tutte. Avvelenarlo era, secondo le testimonianze, uno dei metodi presi in considerazione.

Questi scenari devono essere tenuti a mente quando ritorniamo indietro col pensiero al 2012, al momento in cui Assange scelse di cercare protezione nell’ambasciata ecuadoregna, temendo la collera degli Stati Uniti di fronte alla rivelazione dei loro crimini di guerra in Iraq e Afghanistan.

Non un solo giornalista delle grandi testate diede retta alle sue preoccupazioni. Anzi, se ne fecero beffe. Queste ultime rivelazioni confermano quello che era ovvio per molti altri di noi: Assange aveva davvero delle ottime ragioni per richiedere asilo.

Sete di vendetta

Esaminiamo il quadro generale lasciato in ombra dal reportage sul piano della CIA.

1. L’interesse molto più intenso della CIA per il caso di Assange- e il suo atteggiamento apertamente più ostile verso di lui- furono il risultato della pubblicazione ad opera di WikiLeaks di parti di un dossier di documenti secretati sulle capacità di hacking della CIA conosciuto come “Vault 7”. L’agenzia che lo considerava come la “più grande perdita di dati nel corso della sua storia” fu profondamente imbarazzata dalla pubblicazione.

L’impressione fuorviante generata dall’indagine di Yahoo è che fino al 2017 fosse stata intrapresa una normale procedura giuridica contro Assange che divenne criminosa solo dopo la divulgazione di “Vault 7”, quando la CIA volle vendicarsi e intimidire WikiLeaks per impedire ogni altra fuga di notizie.
Per citare le parole di uno degli ufficiali della sicurezza nazionale di Trump: “C’era un’attenzione sproporzionata per Assange, dovuta all’imbarazzo della CIA, non all’effettiva minaccia che egli rappresentava in quel contesto. Non dovremmo mai agire per desiderio di vendetta”.

Il corollario è che, dal momento che le varie trame stragiudiziali della CIA non furono mai tradotte in realtà, tutto il resto nel caso di Assange si era svolto secondo giustizia.

Ma i piani della CIA indicano qualcosa di completamente diverso. Essi mostrano che, allorché la CIA si adirò al pari del Pentagono con WikiLeaks per la denuncia dei suoi crimini, il Dipartimento di Stato e la Casa Bianca erano già su tutte le furie per la pubblicazione dei loro ed essa si unì a questi prendendo parte più attiva in un procedimento stragiudiziale preesistente mirato a far fuori Assange e WikiLeaks.

“Non vi azzardate”

Dal momento in cui i guai giudiziari di Assange erano iniziati nel 2010, allorché si diffuse la notizia che 2 donne svedesi avevano lanciato delle accuse di stupro contro di lui, nulla seguì una procedura normale. Come ho precedentemente documentato, il caso di Assange venne trattato in modalità fuori dall’ordinario da Svezia, Regno Unito, Australia e dall’onnipresente eminenza grigia, gli Stati Uniti.

La polizia svedese, la stampa locale e un secondo giudice per le indagini preliminari si intromisero tutti quanti in un caso che il procuratore principale aveva già decretato non comportasse alcun genere di reato. La testimonianza di una delle due donne- che era stata esortata ad andare alla polizia dall’altra- fu effettivamente manomessa e trasformata in un’accusa di stupro, apparentemente contro le sue intenzioni.

Inspiegabilmente, l’Interpol spiccò per l’arresto di Assange un’allerta massima, che solitamente era usata soltanto per i terroristi e i criminali pericolosi, poco dopo che le autorità svedesi gli avevano concesso di lasciare il paese. In Gran Bretagna le autorità approvarono una richiesta di estradizione che non era stata presentata da alcuna autorità giudiziaria svedese. La decisione stabilì un precedente legale così abominevole, che l’accordo sul quale si fondava l’estradizione venne corretto poco dopo per fare in modo che una sentenza del genere non potesse capitare mai più.

Una volta che Assange fuggì nell’ambasciata dell’Ecuador, la Gran Bretagna circondò la sede con un massiccio dispiegamento di poliziotti al prezzo di un imponente esborso di denaro pubblico. Per qualche tempo i ministri del governo minacciarono di fare a brandelli i protocolli diplomatici mandando gli agenti ad arrestare Assange sul suolo straniero.

Un FOIA (NdT informazioni ottenute da un giornalista usando lo strumento legale del Freedom of Information Act o FOIA) ha mostrato come la magistratura britannica abbia fatto pressioni sui magistrati svedesi perché nel 2010 e 2011 non si recassero a Londra per interrogare Assange, in questo modo creando quello stallo diplomatico che iniziò poco tempo dopo. Altre prove dimostrano che i magistrati svedesi interrogavano regolarmente dei sospettati che si trovavano nel Regno Unito, solo nel caso di Assange questo fu reso impossibile.

I pubblici ministeri inglesi distrussero delle mail relative ad Assange per boicottare un’altra richiesta a mezzo FOIA, ma le poche che rimasero- per errore- mostrano che la Gran Bretagna intervenne direttamente in un caso che legalmente non la riguardava.

In una di queste email, quando la Svezia propose di chiudere l’indagine contro Assange nel 2013, i funzionari britannici ammonirono “Non vi azzardate”. Un’altra email rivelatrice diceva “Per favore, non crediate che questo caso venga gestito come una qualunque altra richiesta di estradizione”

Pantomima “legale”

Questo e molto di più accadde prima che la CIA cominciasse nel 2017 a ordire i piani rivelati da Yahoo. Due anni dopo Assange sarebbe stato trascinato fuori dall’ambasciata dell’Ecuador dalla polizia londinese in uno scenario che ricordava da vicino i piani della CIA.

Da allora nuovi e persino più anomali procedimenti legali- che fossero per una supposta banale infrazione delle regole per la libertà su cauzione o per “spionaggio” nell’aver rivelato i crimini di guerra degli Stati Uniti- hanno tenuto Assange rinchiuso a tempo indefinito in una prigione di massima sicurezza a Londra.

Quello che sto tentando di dire qui è che l’idea che la CIA abbia improvvisamente tentato di interferire in un solido procedimento legale contro Assange è ridicola.
Tutto a riguardo del caso di Assange è stato stragiudiziale fin dagli esordi- nel senso che non c’è stato un fondamento legale per i procedimenti. E’ stata una pantomima “legale” per nascondere la forza bruta di una superpotenza che non vuole essere chiamata a rendere conto, infuriata e timorosa che, nell’era di Internet, i suoi crimini non possano più essere celati al pubblico.

Quello che la CIA aveva portato come valore aggiunto non era un qualche nuovo interesse nella vendetta stragiudiziale- che era stata al centro del trattamento di Assange dall’inizio- ma gli specifici mezzi stragiudiziali nei quali eccelleva, come il rapimento e l’omicidio.

Alla fine menti più pacate sono prevalse, persino sotto la presidenza di Trump, comprendendo che un processo farsa avrebbe giovato di più e avrebbe nascosto meglio la guerra che gli Stati Uniti stavano conducendo contro gli sforzi di Assange e di WikiLeaks per introdurre una maggiore trasparenza nell’operato degli stati e la responsabilità per i crimini di stato.

La campagna per rinchiudere Assange per la vita è stata portata avanti dall’amministrazione di Biden con lo stesso entusiasmo del suo predecessore.

E i tribunali britannici, inclusi quelli di grado più alto, sono stati attivamente complici in questa parodia della giustizia.

Il Regolamento di conti della CIA

2. Senza dubbio, stiamo venendo a conoscenza dei piani della CIA contro Assange in parte perché c’è stato un cambio al vertice. Presumibilmente, ciò è in parte dovuto ad un regolamento di conti da parte di agenti scontenti contro Mike Pompeo, il direttore della CIA sotto Trump.

Le rivelazioni, dopotutto, non provengono da whistleblower che hanno a cuore la giustizia per Assange. Sono mediate attraverso la comunità della CIA, da ufficiali con la mentalità dei servizi segreti che vedono Assange negli stessi termini autoreferenziali di Pompeo, come un “servizio segreto ostile non statale”. Come Pompeo, questi ufficiali vedono Assange come un “terrorista della trasparenza”.

Ma ciò che è degno di nota è il fatto che Yahoo è la piattaforma che ci sta elargendo queste rivelazioni.
Tre giornali con un immenso pubblico e vaste risorse, il New York Times, il Guardian e il Washington Post, hanno lavorato tutti spalla a spalla con Assange sulle prime rivelazioni di WikiLeaks, facendo soldi a palate dalle sbalorditive soffiate che egli (Assange) aveva fornito.

Tutti e tre i giornali dovrebbero avere un interesse legittimo nel fare in modo che Assange non venga estradato negli Stati Uniti e imprigionato a vita con il pretesto che il suo giornalismo equivale a spionaggio, così come sostengono sia l’amministrazione Trump che quella di Biden.

E forse più importante di tutto, i 3 giornali hanno una lunga storia di attingere ai loro numerosi contatti all’interno dei servizi di intelligence, prestandosi spesso ad essere usati per mettere in giro disinformazione o per campagne di persuasione di massa.

Ricordate ad esempio che i cronisti del New York Times Judith Miller e Michael R. Gordon diventarono i canali preferiti dei servizi segreti americani per le bugie sulle armi di distruzione di massa che fornirono agli Stati Uniti la giustificazione per attaccare, occupare e smembrare l’Iraq.

In Gran Bretagna il Guardian divenne ancora più intimo dei servizi segreti da quando la fece finita con Assange e con Glenn Greenwald, il cronista che fece conoscere le rivelazioni di Edward Snowden che il complesso della sicurezza nazionale degli Stati Uniti stava conducendo una sorveglianza di massa illegale della popolazione.

Il silenzio della stampa

E allora come può essere che a questi giornali, con le loro fonti ramificate nella comunità dei servizi segreti e la loro dedizione storica alla vicenda di Assange, non sia giunto nemmeno un bisbiglio riguardo a questa storia negli ultimi 4 anni? Com’è possibile che di questa trentina, all’incirca, di ufficiali che hanno parlato con Yahoo nemmeno uno abbia parlato con questi giornali? Perché è proprio Yahoo News ad aver svelato una storia così importante?
E forse ancora più essenziale, com’è che questi giornali hanno tutti ignorato l’indagine di Yahoo e finora sembra non abbiano fatto nulla per seguirla?

Il Guardian ha potuto a malapena trattenere uno sbadiglio mentre copriva la notizia nella forma di un esteso notiziario breve online (e ha offerto un report leggermente più completo per i suoi lettori australiani). Ma almeno ha menzionato la notizia. Non sono stato in grado di trovare alcuna copertura né sul New York Times né sul Washington Post.

Non trovano straordinariamente interessante il fatto che un gran numero di alti funzionari statunitensi stiano ammettendo che la loro agenzia ha seriamente pensato di rapire o uccidere il giornalista con il quale hanno lavorato ad alcune delle più grandi notizie dell’era moderna?

Ma tutta questa indifferenza o avversione a parlare dell’orribile situazione di Assange è normale per questi media rispettati e presumibilmente liberali.

Come il resto dei media aziendali, hanno largamente ignorato il procedimento di estradizione in corso nei tribunali britannici nell’ultimo anno e che dovrebbe raggiungere il suo culmine il mese prossimo, quando è prevista un’udienza finale.

Il continuo silenzio dei media può essere inteso solo come complicità nella persecuzione di un collega giornalista.

Collusione con il potere

Gli errori del Guardian sono stati particolarmente oltraggiosi, come ho documentato in precedenza (qui e qui). Il giornale ha a malapena nascosto la sua vendetta contro Assange — in gran parte a seguito di un litigio con lui dopo che uno dei suoi reporter senior ha incautamente esposto una password di Wikileaks per una cache di documenti riservati che è stata sfruttata da Washington per costruire il suo cosiddetto caso di “spionaggio” contro Assange.

Il Guardian ha un interesse personale — che non ha rivelato — nel mantenere i riflettori su Assange anziché sul proprio ruolo.

Questo è il contesto per interpretare la sua narrazione pietosamente falsa e maliziosa — di nuovo fornita dai servizi segreti — che lega Assange a una presunta cospirazione tra Trump e il Cremlino che è stata ossessivamente portata avanti dai media liberali.

Il resoconto del Guardian secondo cui un aiutante di Trump, Paul Manafort, e “russi” non identificati hanno ripetutamente visitato Assange all’ambasciata, uno dei luoghi più sorvegliati al mondo, senza lasciare una sola traccia della loro presenza non avrebbe mai dovuto essere stampato. I controlli più semplici avrebbero sollevato decine di bandiere rosse. Ma il giornale ha scelto il silenzio piuttosto che correggere o ritirare la notizia.

L’unica conclusione che si può trarre dal loro comportamento è che i media liberali, lungi dall’essere cani da guardia del potere, considerano se stessi come appendici del potere. Si sentono molto più vicini ai servizi segreti del paese, che si occupano di doppi giochi e di omicidi, piuttosto che a un collega giornalista che viene perseguitato fino all’incarcerazione permanente.

La rete si allarga

3. L’inchiesta di Yahoo chiarisce anche che l’operazione di sorveglianza contro Assange e Wikileaks si è intensificata drammaticamente dopo che Snowden ha rilasciato i suoi documenti riservati nel 2013 in collaborazione con il reporter Glenn Greenwald.

I file di Snowden hanno mostrato che gli Stati Uniti avevano iniziato ad estendere la loro ambizione di utilizzare la nuova tecnologia digitale per sorvegliare segretamente il resto del mondo. Ora stavano direzionando quella prodezza tecnologica verso l’interno per sorvegliare segretamente la propria popolazione.

Un’organizzazione per la trasparenza come Wikileaks, divenne rapidamente ovvio, era una grande minaccia per i piani dei servizi segreti statunitensi.

Secondo le fonti di Yahoo, è stata l’amministrazione Obama ad aver cominciato a sorvegliare Wikileaks più intensamente e a gettare una rete più ampia per rivelare i suoi collegamenti.

La CIA era già coinvolta a livello centrale, creando uno speciale “team Wikileaks” che ha lavorato a stretto contatto con altre agenzie di spionaggio amiche — tra cui si può presumere il gruppo Five Eyes che comprende anche Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda. (Un funzionario, William Evanina, recentemente andato in pensione come alto funzionario del controspionaggio degli Stati Uniti, nota il ruolo chiave del gruppo Five Eyes nel caso di Assange).

L’obiettivo, è stato detto a Yahoo da Evanina, la sua principale fonte nominata, era quello di “legare [Wikileaks] ai servizi segreti statali ostili”. In altre parole, lo scopo era quello di suggerire non che Assange era interessato alla trasparenza o ad agire per principio, ma che voleva danneggiare gli Stati Uniti per conto di una potenza straniera ostile.

Il destino di Assange è stato segnato durante l’amministrazione Obama nell’estate 2016, quando Wikileaks ha rilasciato una cache di e-mail del partito democratico che ha gettato il successore scelto da Obama, Hillary Clinton, in cattiva luce e ha mostrato che il partito aveva truccato le sue procedure elettorali per impedire al suo principale sfidante, Bernie Sanders, di vincere.

Per inciso, l’inchiesta di Yahoo nota che l’idea di rapire Assange — in violazione della sovranità dell’Ecuador e del Regno Unito — in realtà ha preceduto l’arrivo di Pompeo alla CIA.

Nonostante l’attenzione di Yahoo su Pompeo, in realtà è stato Obama e la sete di vendetta del partito democratico che ha spianato la strada agli incaricati da Trump fornendogli opzioni per perseguire Assange per spionaggio o rapirlo.

I funzionari di Obama hanno immediatamente accusato Assange di aver cospirato con Donald Trump, il rivale della Clinton, per le elezioni presidenziali. È stato quindi trascinato in una teoria della cospirazione dell’establishment, il Russiagate, che sosteneva che Trump fosse un burattino del Cremlino.

Visti i diversi anni trascorsi, sia sotto Obama che sotto Trump, cercando di sostenere questa affermazione da parte degli Stati più avanzati digitalmente nel mondo, è una sorpresa sapere che non avevano trovato nulla.

La prova della collusione di Wikileaks con la Russia sembra non essere mai emersa, anche se è diventata un presupposto implicito e determinante dietro le affermazioni del Russiagate.

Un funzionario insolitamente onesto, Robert Litt, ex consigliere generale dell’Office of the Director for National Intelligence, sulle affermazioni fatte da Pompeo secondo cui Assange stesse agendo per conto dei russi ha osservato: “Sulla base delle informazioni che avevo visto, ho pensato che fosse fuori di testa”.

Il consulente speciale Robert Mueller non ha trovato alcuna prova per sostenere tale affermazione. Anche nelle udienze di estradizione a Londra non è stato trovato nulla di plausibile al riguardo.

L’unica prova tangibile è la storia di Manafort del Guardian sopra menzionata, che si è dimostrata così imbarazzantemente ridicola che tutte le persone coinvolte hanno cercato di dimenticarla in silenzio.

Il castello di carte

Se ci fosse stato davvero un caso cui Assange e Wikileaks stessero lavorando insieme al Cremlino, è difficile immaginare che nessuna traccia di questa collusione sia mai stata trovata.

Invece, Washington ha costruito gran parte del suo caso di spionaggio contro Assange sulla testimonianza di Sigurdur Thordarson, un condannato per pedofilia e frode finanziaria, nonché una risorsa dell’FBI. [Egli] ora ammette che la sua testimonianza era una montatura, e che ha mentito dopo che gli era stata promessa l’immunità.

L’intero caso contro Assange si è rivelato essere un castello di carte.

È interessante notare che l’inchiesta di Yahoo News mostra che, nonostante l’assenza di prove, i funzionari del dipartimento di giustizia erano ansiosi di escogitare un caso “legale” per prevenire due pericoli che avrebbero potuto minare i loro sforzi per mantenere Assange in carcere e precludere loro di lanciare un’accusa credibile.

Il primo era rappresentato dagli assurdi scenari della CIA che includevano il rapimento o un possibile scontro a fuoco in stile hollywoodiano per le strade di Londra per evitare che l’Ecuador aiutasse Assange a fuggire dall’ambasciata. I funzionari del dipartimento di giustizia temevano che, se la CIA avesse avuto successo, Assange sarebbe potuto entrare negli Stati Uniti senza alcuna accusa formale o plausibile contro di lui.

L’altro era che il Regno Unito stava rapidamente esaurendo i pretesti per tenere Assange rinchiuso, dopo che la polizia era stata autorizzata a trascinarlo fuori dall’ambasciata all’inizio del 2019. (Il nuovo presidente dell’Ecuador aveva cambiato la politica ufficiale sull’asilo di Assange, poco dopo che il FMI aveva concordato un enorme prestito di 4,2 miliardi di dollari).

La Svezia aveva già abbandonato la sua indagine su Assange nel maggio 2017. Così, Assange è stato trasferito nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh con accuse relative a una violazione minore della libertà su cauzione. Queste accuse ignoravano il fatto che [Assange] aveva violato le sue condizioni di cauzione solo perché stava cercando asilo politico, come riconosciuto dal diritto internazionale.

Il giudice britannico ha emesso la massima condanna possibile per una tale infrazione, dando agli Stati Uniti il tempo di formulare il caso di spionaggio che ha fornito il pretesto per tenerlo rinchiuso da allora, in condizioni che durante una pandemia hanno messo a rischio la sua vita.

Collusione britannica

4. Il Regno Unito ha cospirato con gli Stati Uniti in tutto questo? La massiccia presenza della polizia intorno all’ambasciata; le minacce illegali del governo britannico di invadere l’ambasciata dell’Ecuador; la sentenza originale e altamente irregolare sull’estradizione; le email minacciose dei procuratori statali alla Svezia; la complicità nel tenere Assange in una prigione di massima sicurezza a Londra per una discutibile infrazione della cauzione; e il noto ruolo del gruppo Five Eyes di cui il Regno Unito è un membro chiave, tutto suggerisce fortemente che lo sia stato.

Yahoo riporta:

Gli ex funzionari differiscono su quanto il governo britannico sapesse dei piani di “rendition” della CIA per Assange, ma ad un certo punto, i funzionari americani hanno sollevato la questione con le loro controparti britanniche.

In altre parole, sì, il Regno Unito sapeva delle parti più illegali dei piani della CIA. La questione è solo quanto da vicino fosse coinvolto.

Un ex funzionario del controspionaggio ha osservato:

C’è stata una discussione con i britannici sul porgere l’altra guancia o guardare dall’altra parte quando una squadra di ragazzi fosse entrata [nell’ambasciata] per prelevarlo (“rendition”). Ma i britannici hanno detto: “Assolutamente no, non lo farete sul nostro territorio, non succederà”.

Il Regno Unito non poteva permettersi di apparire pubblicamente complice di azioni illegali degli Stati Uniti che avrebbero trattato le strade di Londra non diversamente da quelle di Mogadishu. Invece, tutte le prove suggeriscono che la Gran Bretagna ha cospirato ripetutamente per un decennio per aiutare gli Stati Uniti a trasformare la sua campagna illegale contro Assange e Wikileaks in un processo di estradizione apparentemente “legale” attraverso i tribunali.

Sempre secondo il rapporto di Yahoo:

I funzionari della Casa Bianca avevano sviluppato un piano di riserva: I britannici avrebbero tenuto Assange con l’accusa di aver violato la cauzione, dando ai procuratori del Dipartimento di Giustizia un ritardo di 48 ore per affrettare un’incriminazione.

In altre parole, il Regno Unito ha seguito esplicitamente le istruzioni degli Stati Uniti nel trattenere Assange per un’infrazione minore della cauzione.

Evanina ha confermato la collusione del Regno Unito con i tentativi degli Stati Uniti di mantenere Assange permanentemente incarcerato, dicendo a Yahoo che la coppia aveva sviluppato un “piano comune” per evitare che Assange potesse uscire dall’ambasciata.

Una verità terrificante

La verità è che, per quanto spaventose siano le rivelazioni di Yahoo News, esse non riescono a trasmettere la realtà; e cioè che che gli Stati Uniti potevano contare su più Stati, non ultimo il Regno Unito, per cospirare nel fornire una patina “legale” ad una guerra segreta decennale contro Assange e Wikileaks per aver rivelato i crimini di guerra degli Stati Uniti.

Ancora più spaventoso, tutte le prove suggeriscono che gli Stati Uniti sono stati anche in grado di manipolare i processi legali sia in Svezia che nel Regno Unito per architettare l’effettiva incarcerazione di Assange per tutto quel tempo, e fino a oggi.

E ancor più terrificante, le stesse prove suggeriscono che si poteva contare sui media dell’establishment in diversi Paesi, nel migliore dei casi, per chiudere un occhio sulla persecuzione di un collega giornalista e, nel peggiore, per cospirare attivamente in quella persecuzione.

Yahoo News ha fornito un grande servizio nel portare alla luce parte della realtà sulla persecuzione di Assange. Ma c’è molto di più da portare alla luce. Purtroppo, i nostri presunti cani da guardia del potere sembrano troppo occupati a mangiare al trogolo per iniziare a scovare più verità.

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Italiani per Assange

Gruppo di cittadini italiani residenti in Italia e all'estero, nato in difesa di Julian Assange e della libertà di stampa.